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Sugli arresti di Bruxelles

giovedì 8 ottobre 2009

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In seguito al No Border Camp, 5 persone sono state imputate
nell’indagine sull’attacco al commissariato di Marolles, 4 di queste
sono tutt’ora in custodia cautelare.
Qualche idea per organizzare la solidarietà…

Il NoBorder Camp è ormai finito, e tutti quanti tornano a casa
tranquillamente, sia felici dei bei incontri che hanno fatto, delle
discussioni interessanti alle quali hanno partecipato, sia pieni di un
senso d’impotenza e di rancore dovuti all’impossibilitàdi fare
qualsiasi cosa imposta da un dispositivo poliziesco di dichiarata
eccezionalità; una manciata di persone rimane a Bruxelles. vengono
arrestati venerdì 1 ottobre, dopo l’attacco al commissariato del
quartiere popolare di Marolles e sono ormai detenuti nel carcere di
Forest.

Durante l’intera settimana in cui si svolgeva il NoBorder Camp, ogni
tentativo di manifestazione fuori dallo spazio autorizzato dalla
polizia
è stato reso totalmente impossibile, ogni uscita fuori
dall’accampamento
si concludeva con fermi e identificazioni sistematici, centinaia di
persone sono state fermate e portate in questura preventivamente dove
sono state manganellate e pestate.

Il venerdì sera, viene indetta una manifestazione contro la
costruzione
del nuovo centro di detenzione per migranti davanti alla stazione du
Midi. Di nuovo la polizia blinda tutto il quartiere e arresta
preventivamente qualsiasi persona suscettibile di voler partecipare
alla
manifestazione, ma la cosa che più preme al potere è impedire che ci
sia qualunque contatto tra i manifestanti e gli abitanti del quartiere
popolare attiguo al luogo dell’appuntamento. Obiettivo raggiunto: gli
sbirri rendono impossibile i tentativi di riunirsi. Alla fine, una
cinquantina di persone attaccano il commissariato di Marolles verso le
22. 5 persone vengono arrestate, 4 sono ancora incarcerate, i capi
d’imputazione sarebbero: distruzione di immobili e veicoli, violenza
premeditata a pubblico ufficiale, porto d’arma proibito, ribellione, e
tutto questo con l’aggravante dell’associazione. Rischiano fino a 10
anni di carcere.

Che siano innocenti o meno, dobbiamo esprimere la nostra solidarietà
incondizionata ai prigionieri. Non si tratta di denunciare uno stato
di
eccezione rispetto ad uno stato di diritto che ci sembrerebbe
auspicabile, anzi. Non chiediamo un processo “giusto†. Ciò che
vogliamo
è fare pressione affinché vengano liberati, perché la loro giustizia
non
ci appartiene; denunciamo tutte le forme di carcerazione contro le
quali
lottiamo: conto le carceri, i centri di detenzione per migranti,
contro
le loro frontiere e il loro lavoro forzato.

La solidarietàè un’arma. Organizziamo la solidarietàper i
prigionieri
in ogni modo.

Fuoco alle galere.

Una manciata di anarchici/che.