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Padova : La rivolta degli smartphone

venerdì 13 dicembre 2013

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Risale a poco tempo fa (fine ottobre) la nascita dell’ennesima protesta. Ad essere toccata dalla rabbia della societàcivile questa volta è stata l’Ungheria, guidata dal conservatore Orban, il cui governo si è reso protagonista nel proprio paese di politiche reazionarie e xenofobe. Ciò che ha fatto infuriare decine di migliaia di persone è stata la scelta delle autoritàdi aumentare i costi della navigazione in rete.

Quello su cui vogliamo riflettere maggiormente, non sono le ragioni della protesta, bensì una della pratiche portate avanti dai manifestanti. Nelle foto che ritraevano la folla per le strade di Budapest, si poteva notare l’emergere di una nuova forma di dissenso: l’accensione in contemporanea di migliaia di smartphone e cellulari come atto simbolico contro il provvedimento del governo. Ecco dunque l’ennesima evoluzione della protesta 2.0.!
Ma c’è un aspetto davvero interessante in tutto ciò: queste manifestazioni assumono la forma di una “lotta†per pretendere maggiore alienazione piuttosto che puntare ad una liberazione dal dominio tecnologico, che qui palesa una volta di più il suo volto totalizzante, annichilente ogni desiderio umano che non intende sottomettersi alla dittatura del virtuale. Gli oppositori di questo nuovo provvedimento del governo ungherese mostrano di essere tra quei sudditi disposti a dare battaglia solo per giustificare e rafforzare l’intero meccanismo di dominio tecno-industriale – produttore di miseria, devastazione, addomesticamento del vivente – non per criticarlo e attaccarlo.

Ormai molte mobilitazioni di massa portano con sé l’intento da parte dei suoi componenti di crearle e/o diffonderle attraverso i mezzi messi a disposizione dal progresso tecnologico. A tutto ciò contribuisce il ruolo dei media tradizionali, i quali ad esempio avevano spacciato le “primavere arabe†come rivoluzioni social, enfatizzando il ruolo dei social network nella diffusione e propagazione delle rivolte, presentandole come create e favorite dall’interazione di migliaia di persone sulle piazze virtuali. Alla larga schiera degli attivisti-hitech si sono ora aggiunti i manifestanti ungheresi, che protestano armati delle loro protesi tecnologiche. La navigazione in rete assume dunque le caratteristiche di un bisogno primario, così come la presenza di una persona tra gli iscritti di Facebook o Twitter, fattore imprenscindibile ed irrinunciabile per la propria esistenza. E’ il trionfo di una nuova forma di attivismo: spettacolare e fatuo, sempre pronto a immortalare col telefono o la videocamera momenti di scontri di piazza, a cogliere l’attimo in cui la pietra viene scagliata contro lo sbirro ed a filmare l’ennesimo abuso delle divise; ora è invece in prima linea a contestare un provvedimento che gli limita l’accesso alla rete, mostrando al potente di turno la sua “pericolosità†attraverso lo sfoggio del suo ultimo gingillo hitech. In questa messa in scena non vi è nulla di accattivante. Anzi, essa è l’ennesima riprova del fatto che le proteste sempre più spesso assumono caratteristiche pagliaccesche e caricaturali, spuntate della loro carica spontanea e potenzialmente distruttiva, incanalate verso forme appariscenti ed effimere.

Il legame tra guerra all’esistente e dispositivi tecnologici produce effetti positivi solo per il potere, non certo per chi si rivolta. Quali sono le origini di telecamere di videosorveglianza, industrie, bio e nanotecnologie, computer, cellulari, gps e molte altre diavolerie? Quali interessi essi servono, quali dinamiche sono per loro natura portati a riprodurre e con quali effetti? Noi siamo tra quelli che non baratterebbero alcuna emozione e spontaneitàin cambio di più tecnologia, che in realtàimplica solo alienazione e controllo. Non esiste una tecnologia buona ed una cattiva, ma degli strumenti nati in ambienti e circostanze determinati e che rispondono ad una mentalitàmilitarista, sfruttatrice, antropocentrica.
Spetta perciò ai nemici della tecnologia (e dei suoi fedeli adepti) smascherarne la vera natura e farla finita con quest’ordine necrofilo.

alcuni nemici del tecnomondo

[volantino distribuito a Padova, 1/12/2014]
malacoda@distruzione.org

[Fonte : Finimondo.]