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E’ uscito "L’imbarazzo della scelta": opsucolo contro MUOS e industria bellica

mercoledì 14 novembre 2012

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L’ordine sociale forma un blocco. Un blocco della stessa fusione. È possibile, a seconda della tinta, dare ad ogni filone un nome diverso. Vi si trova il filone del capitalismo, il filone del clericalismo, il filone del militarismo e molti altri ancora. Ma non è possibile assestare una picconata ad un determinato filone senza intaccarne un altro, da tanto si incrociano, si mescolano e si mischiano. Provengono tutti da una medesima colata.
Albert Libertad

Da mesi si parla di MUOS e delle proteste che si stanno sviluppando sul territorio di Niscemi (CL) dove sorgono numerose antenne e una, nello specifico, è in corso di costruzione.

Abbiamo sentito parlare delle voci indignate di politicanti di ogni ri­sma, di tecnici e professori pronti a stilare relazioni e pubblicare studi ora sulla pericolositàdell’inquinamento elettromagnetico e il suo im­patto sulla salute e l’ambiente, ora su una loro assoluta innocuità. Paro­le e discorsi, biechi impegni politici ed inganni populisti.

Laddove c’è da prendere in giro le persone o strumentalizzare un loro possibile dissenso, gli interventi di subdoli soggetti si sprecano.

Se proviamo a soffermarci su cosa sia concretamente il MUOS, capia­mo immediatamente come i pareri di politici e scienziati, di autoritàe istituzioni di ogni genere, di pennivendoli vari siano funzionali a recu­perare ogni forma di dissenso a questo progetto, che è, in pratica, uno degli aspetti del problema della guerra e del militarismo.

Il MUOS (Mobile User Objective System ) è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, compo­sto da cinque satelliti geostazionari (SATCOM) ad altissima frequenza e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi pa­rabole del diametro di 18 metri e due antenne alte 149 metri. Il suo uti­lizzo è destinato a coordinare in modo capillare i sistemi militari statu­nitensi dislocati in tutto il mondo, in particolare i droni, aerei sen­za pilota allocati anche a Sigonella.

Il programma MUOS, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è ancora nella sua fase di sviluppo. Tre delle quattro stazioni di terra sono state completate, mentre quella di Niscemi è attualmente in costruzione e, sembra, in fase di completamento. Dei cinque satelliti, solo il primo è stato messo in orbita nel febbraio del 2012. Si prevede che l’ultimo satellite verràlanciato entro il 2015. Allora il sistema saràpienamente funzionante.

Il sistema MUOS integreràforze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo. Destinato principalmente ad utenti mobi­li, il MUOS trasmetteràla voce degli utenti, i dati e le comunicazioni video operando nella banda di frequenza UHF, una banda di frequenza inferiore a quella utilizzata dalle tradizionali reti cellulari terrestri, il MUOS permetteràai militari di comunicare in ambienti svantaggiati, come ad esempio boschi o foreste.

Aldilàdel progetto in atto, nella base militare americana di Niscemi dal 1991 sono operative 41 antenne il cui scopo è la trasmissione con i sommergibili militari.

Un problema vecchio quello delle basi militari USA e delle antenne funzionanti da anni. Un problema nuovo quello del progetto del MUOS. Problemi che si intrecciano all’interno del più ampio e deso­lante orizzonte del militarismo e della guerra, mostrando come lo svi­luppo tecnologico vada nella direzione affinare le tecniche militari, rendendo più funzionali gli strumenti di guerra e meno comprensibili ai più. Guardando un antenna enorme, non è immediato immaginare cosa si celi dietro il funzionamento di quell’ammasso di cemento, ferro e fili metallici: comunicazioni fra soldati giostrate da vili strateghi mi­litari ed utilizzate per bombardare e assoggettare milioni di persone, droni in azione, navi, elicotteri e aerei militari pilotati e guidati. In una parola la guerra silenziosa e costante.

La complessitàdegli equilibri strategici, l’estensione raggiunta dal mercato delle armi, la compenetrazione delle dinamiche politiche e mi­litari a livello sovranazionale, la tecnologia ad un alto livello di svilup­po e accettazione, fanno sì che la guerra, a parte le immagini cruente saltuariamente e pateticamente imposte dai media, serpeggi subdola­mente in ogni aspetto della nostra esistenza, e prenda corpo sotto i nostri occhi, sopra le nostre teste, attorno a noi.

Proviamo a chiederci perché, pur essendo evidente la portata repressi­va di un progetto come quello del MUOS a livello globale, ciò che vie­ne fatto rilevare è il suo impatto sul paesaggio, gli effetti delle onde elettromagnetiche sulla salute, gli interessi affaristici che ruotano attor­no al progetto. Di certo la distruzione dell’ambiente, le malattie, l’in­quinamento non sono cose che ci piacciono, ma sono solo alcuni degli aspetti della macchina oppressiva del dominio.

Sono aspetti sui quali il capitale stesso può trovare soluzioni: abbellire le antenne, dislocarle nelle giungle d’asfalto piuttosto che nelle riserve naturali, sviluppare metodi scientifici per diminuire i danni provocati dalle onde elettromagnetiche, emanare leggi che rendano trasparenti i passaggi di denaro nella realizzazione dei progetti, o addirittura far sì che la gente stessa possa guadagnarci qualcosa in termini di soldi! Ecco come la paura di ammalarsi, di vedere distrutta e resa improdutti­va la propria terra sono paure recuperabili. Recuperabili come tutte le paure. Che senso ha quindi unirsi al coro di coloro che agitano lo spet­tro dell’olocausto ambientale, entrando a far parte delle giàfolte schie­re di “terrorizzati†? Ciò comporterebbe essere costretti ad affidare le proprie speranze agli strumenti messi a disposizione dal nemico.

Noi crediamo che parlare di MUOS significhi parlare di guerra, proble­ma non staccato dall’insieme della situazione sociale, ma assolutamen­te connesso con le “normali†condizioni di oppressione con cui faccia­mo i conti quotidianamente. La guerra è la condizione vitale, normale, dell’esistenza del potere, così come il controllo sociale. Il problema del MUOS, quindi della guerra e del militarismo, vanno inquadrati in una certa ottica. Intendiamo fare un discorso preciso. Non vogliamo limi­tarci ad evidenziare le atrocitàdella guerra, le dinamiche e gli interessi del colonialismo economico, politico e militare. Intendiamo dire di più. Crediamo che in una prospettiva di lotta contro il militarismo, la guerra e lo sviluppo tecnologico che li sostiene, sia necessario fare uno studio attento e dettagliato sui vari tipi di presenza militare sul territorio e la loro funzione in senso repressivo (caserme, carceri, istituzioni e strut­ture militari, industrie belliche o collegate a questo settore, apparati della propaganda bellicista, ditte legate allo sviluppo di progetti milita­ri ecc.), impostare correttamente le analisi e indicare i mezzi e gli obiettivi. Crediamo fondamentale proiettarsi versa una prospettiva di attacco contro uomini e strutture che la guerra la rendono possibile.

Quanto proposto nelle pagine successive tiene conto delle riflessioni appena fatte.

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