Home > Other langages / Otros idiomas / Altri idiomi / Andere Sprachen... > In Italiano > Contro l’organizzazione

Contro l’organizzazione

Giuseppe Ciancabilla (Roma 1872 – San Francisco 1904)

mercoledì 13 luglio 2011

Tutte le versioni di questo articolo: [Deutsch] [ελληνικά] [English] [français] [italiano] [lietuvių] [polski] [Português] [srpskohrvastski]

Non possiamo concepire che da anarchici si stabiliscano a dogmi fissi i punti da seguire sistematicamente. Perchè, anche ammessa tra più compagni e più gruppi un’uniformitàdi vedute sulle linee generali della tattica da seguire, questa tattica si esplicheràin cento diverse forme di applicazione; con mille particolari differenti.

Noi non vogliamo quindi programmi di tattica, e per conseguenza non vogliamo organizzazione. Stabilito il fine, la meta cui tendiamo, lasciamo libera ad ogni anarchico la scelta dei mezzi che il suo criterio, la sua educazione, il suo temperamento, il suo spirito di combattivitàgli suggeriscono come migliori. Non formiamo programmi fissi e non formiamo piccoli o grandi partiti. Ma ci aggruppiamo spontaneamente, e non con criteri permanenti, secondo le affinitàmomentanee per un dato scopo, e costantemente trasformiamo questi gruppi a seconda che cessa lo scopo per il quale ci eravamo associati, e altri scopi e altri bisogni sorgono e si sviluppano in noi e ci spingono alla ricerca di nuovi cooperatori, di gente che pensi identicamente in quella determinata circostanza.

Quando qualcuno di noi non si preoccupa più di creare un fittizio movimento d’individui simpatizzanti e deboli di coscienza, ma un attivo fermento di idee che fanno pensare, magari a colpi di frusta, si sente spesso rispondere dagli amici, che da lunghi anni sono abituati ad un altro
metodo di lotta, o che è un individualista, o un puro teorico dell’anarchismo.

È falso che noi siamo individualisti, in quanto si vuol dare a questa parola il significato di elementi isolatori, rifuggienti da ogni associazione nella comunitàsociale, e ammettenti che l’individuo possa bastare a sè stesso. Ma sostendo noi lo sviluppo delle libere iniziative dell’individuo, qual’èquell’anarchico che non vuole peccare di questa specie di individualismo?
Se anarchico si chiama colui che aspira all’emancipazione di ogni autoritàmorale e materiale, come non può egli convenire che l’affermazione della propria individualità, libera da ogni vincolo e influenza esterna autoritaria, sia pure benevola, sia l’indice più sicuro della coscienza anarchica? Nè siamo dei puri teorici perchè crediamo nell’efficacia dell’idea, più che in quella degli individui. Da che cosa sono determinate le azioni, se non dal pensiero? Ora, produrre e suscitare un movimento d’idee è, per noi, il mezzo più efficace per determinare il flusso di azioni anarchiche, sia nella lotta pratica, sia nella lotta per la realizzazione dell’ideale.

Noi non ci mettiamo di fronte agli organizzatori. Continuino essi, se a loro piace, nella loro tattica. Se, come io penso, essi non faranno un gran bene, non faranno del resto un gran male.
Ma essi hanno torto, mi sembra, di gettare il loro grido di allarme e di metterci all’indice, o come selvaggi, o come sognatori teorici.

Contro l’organizzazione

Giuseppe Ciancabilla

Contrainfo