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A proposito di quello che è successo alla fine della marcia contro le prigioni a Santiago del Cile

mercoledì 9 dicembre 2009

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Il 9 dicembre, è scoppiato un incendio nella prigione di San Miguel, a Santiago, capitale del Cile. Almeno 81 detenuti sono morti e 14 sono stati gravemente feriti… le autoritàpenitenziarie e ministeriali chiamano in causa una rissa fra detenuti, per lavarsi le mani di questo omicidio di massa. Poco dopo l’incendio, numerosi familiari dei prigionieri uccisi si sono radunati davanti alla prigione, attaccando gli agenti all’esterno con pietre e bottiglie e ferendo il governatore di Santiago, Fernando Echeverria, con uova ed altri proiettili. Secondo i dati della polizia penitenziaria e del suo sindacato, la prigione ospitava 1900 detenuti al momento dell’incendio, contro una capacitàdi 900 persone. Qua sotto un resoconto tradotto dall’inglese [questa traduzione italiana è fatta a partire da quella francese, consultando l’originale inglese, NdT] di una marcia anticarceraria che ha avuto luogo qualche giorno più tardi, o piuttosto di quello che è successo dopo.

Dolore e senso di impotenza in seguito alla morte di 81 prigionieri in un centro di sterminio, in seguito ad un incendio prodotto e diffuso dalle condizioni indegne nelle quali lo Stato mantiene, sotto punizione e tortura costante, migliaia di sfruttati che non rientrano nei parametri della societàcivilizzata (obbedisci-lavora-consuma).

Lo Stato e la gendarmeria sono i veri responsabili per la morte dei detenuti della prigione di San Miguel, e per tutte le persone imprigionate, torturate ed ammazzate dietro le sbarre.

Nessun poliziotto dovrebbe restare impunito per questo orribile massacro quotidiano; non che dovrebbero essere giudicati e condannati, ma piuttosto dovrebbero subire la vendetta delle migliaia di vite sradicate e delle numerose vite che essi stessi hanno sradicato.

È per questo che, finita pacificamente la marcia contro le prigioni, un gruppo si è spostato in un altro luogo del centro di Santiago, dove delle pietre, delle bottiglie e dei sampietrini sono stati lanciati contro un posto di blocco della polizia, rompendo le finestre e danneggiando la machina con la quale un poliziotto stordito ha cercato, revolver alla mano, di acchiappare gli aggressori, senza successo.

“Le prigioni nascondono le miserie di questa societàingiusta… i procuratori, i poliziotti e i magistrati sono responsabili di questo massacro†.
Grido delle famiglie presenti fuori dalla prigione di San Miguel, il giorno dell’incendio.

Dal Messico alla Svizzera, dall’Argentina alla Grecia, solidarietàcon tutti i prigionieri!
Incolpati per costruzione di bombe, in strada!
Vendetta contro gli sfruttatori e i loro guardiani!